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Conferenza al RAISE Village: il National Biodiversity Future Center per la salvaguardia della biodiversità

Spoke 02
Spoke 02
4 Novembre 2024
Conferenza al RAISE Village: il National Biodiversity Future Center per la salvaguardia della biodiversità

Il 2 novembre, al RAISE Village, è stata ospitata una conferenza di grande rilevanza per il futuro della biodiversità, con il coinvolgimento del National Biodiversity Future Center (NBFC), centro finanziato dal PNRR – NextGeneration EU e dedicato alla ricerca interdisciplinare e alla sostenibilità ambientale.

Il National Biodiversity Future Center (NBFC) vede numerose punti di contatto con RAISE grazie a un’interazione reciproca tra biodiversità e tecnologia avanzata. La biodiversità non solo ispira il progresso in settori come la biorobotica e la biomimetica, ma la tecnologia stessa – dai robot ai sensori e all’intelligenza artificiale – offre strumenti fondamentali per i quattro pilastri del NBFC: conservare, monitorare, restaurare e valorizzare la biodiversità.

L’evento ha visto la partecipazione di esperti di livello internazionale, riuniti per discutere l’ambizioso progetto dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite volto alla preservazione e al ripristino della biodiversità terrestre e marina.

La nuova Nature Restoration Law, approvata di recente, stabilisce obiettivi fondamentali per il 2030 e il 2050: proteggere il 30% delle aree terrestri e marine dell’UE, con un 10% sotto severa protezione, e ripristinare almeno il 20% delle aree degradate entro il 2030, con un ulteriore sforzo per il ripristino completo degli ecosistemi necessari entro il 2050. Il NBFC supporta tali obiettivi con progetti innovativi che integrano monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità italiana, confermandosi un pilastro della ricerca e sviluppo nazionale.

Tra i relatori della conferenza moderata da Maria Chiara Chiantore, professore di Ecologia all’Università di Genova:
Massimo Labra, Professore Ordinario di Botanica all’Università di Milano-Bicocca, responsabile scientifico del NBFC e leader dello Spoke 1, dedicato alla transizione ecologica. Con competenze in tecniche biomolecolari per l’analisi della variabilità genetica nelle piante, Labra contribuisce a sviluppare metodologie all’avanguardia per la biodiversità.
Silvia Bianchelli, Professore Associato presso l’Università Politecnica delle Marche, con un background in biologia ed ecologia marina e una vasta esperienza in progetti di ricerca internazionali come H2020 MERCES e EU-EASME AFRIMED. È co-coordinatrice dello Spoke 2, che si occupa del ripristino degli ecosistemi marini nell’ambito del NBFC.
Francesco Frati, Professore Ordinario di Zoologia all’Università di Siena, con una carriera che include il ruolo di Rettore e direttore del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica. Le sue ricerche spaziano dalla filogenesi degli insetti all’evoluzione genomica e mitocondriale, un contributo prezioso per la filogeografia e la sistematica degli organismi.
Lorena Rebecchi, Professoressa Ordinaria di Zoologia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e direttrice del Dipartimento di Scienze della Vita, guida lo Spoke 3, dedicato alla biodiversità terrestre. La sua ricerca sulla biodiversità degli animali di ambienti estremi è stata ampiamente pubblicata e riconosciuta a livello internazionale.

La conferenza ha offerto un’importante piattaforma per lo scambio di conoscenze e competenze tra scienziati e ricercatori, promuovendo un approccio collaborativo e multidisciplinare per affrontare la crisi della biodiversità e rispondere alle sfide ambientali globali. Il National Biodiversity Future Center si conferma un punto di riferimento per la ricerca e la conservazione della biodiversità, contribuendo attivamente alla costruzione di un futuro sostenibile.

“Il valore principale di questi grandi ecosistemi di centri nazionali è la loro capacità di aggregare. Questi centri mettono insieme tantissimi ricercatori, ognuno con le proprie ricerche, sia nuovi progetti sia studi passati che vengono “tirati fuori dai cassetti”. Quando i dati e le conoscenze si combinano, l’effetto è sorprendente: è come se “uno più uno più uno” non facesse dieci, ma mille. L’aggregazione di competenze e risorse genera un potenziale enorme. Un altro aspetto fondamentale è la creazione di una conoscenza diffusa tra i vari laboratori. Le tecnologie e le scoperte di un gruppo di ricerca possono essere condivise con altri gruppi, facilitando un apprendimento rapido e un miglioramento continuo. È un processo che accelera notevolmente lo sviluppo di nuove conoscenze e tecnologie. In questo contesto, anche i giovani ricercatori trovano grandi opportunità. Possono infatti svolgere parti del loro dottorato in diversi centri, lavorando con colleghi differenti e imparando competenze diversificate. Questo permette loro di confrontarsi con varie metodologie e ambiti di ricerca, arricchendo la loro formazione in modo unico. Uno degli obiettivi principali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è proprio quello di ridurre le disparità di genere, generazionali e territoriali. Questi grandi ecosistemi, distribuiti su tutto il territorio, danno a molti l’opportunità di accedere a risorse e competenze, creando un sistema più inclusivo e accessibile” ha commentato Massimo Labra alla fine della conferenza.

“Partecipare a una realtà vasta come quella di un centro nazionale rappresenta per un ricercatore un’opportunità straordinaria. Si tratta di una delle prime esperienze in Italia che riesce a unire competenze e risorse, offrendo un’esperienza unica anche al di fuori dei confini nazionali. Questo tipo di collaborazione consente un reale scambio di esperienze e la creazione di una rete solida, che può essere utilizzata anche per progetti futuri, sia a livello europeo che in altre iniziative internazionali. Inoltre, offre la possibilità di rappresentare una realtà che ha il potenziale per dialogare con coloro che, a livello istituzionale, sono punti di riferimento nella gestione e nella tutela della biodiversità. Diventiamo così interlocutori rappresentativi della comunità scientifica italiana che si occupa di ricerca sulla biodiversità. Questo ci rende figure necessarie e riconosciute da chi governa, e ci dà la forza per valorizzare e promuovere l’importanza della scienza nelle decisioni istituzionali riguardanti l’ambiente e la biodiversità” ha aggiunto Maria Chiara Chiantore.

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